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mercoledì 13 maggio 2015

Evoluzione...per fortuna...

La chemio classica per la cura della mia malattia sarebbe la ABVD. Ogni lettera corrisponde ad un farmaco diverso: Doxorubicina, Bleomicina, Vinblastina e Dacarbazina. Io ho accettato di rientrare in un nuovo protocollo sperimentale: praticamente viene sostituita la Bleomicina con un anticorpo (Brentuximab) che, al contrario dei farmaci chemioterapici, non attacca tutte le cellule indistintamente, ma solo quelle malate.
Questa nuova formulazione veniva già utilizzata nei malati “recidivi” (tutte quelle persone già guarite, ma alle quali il tumore era ritornato) ed ora i medici vorrebbero fare sì che diventi la cura ufficiale per soppiantare la “vecchia” ABVD.
E sembra funzionare.
E sembra dare solo vantaggi.
Quindi perché non partecipare a questo protocollo di sperimentazione?
Io trovo che sia assolutamente positivo e necessario. La nostra sanità sta progredendo sempre più, ed è grazie anche a tutti coloro che si prestano…! A me basta ascoltare i racconti di mio padre. La stessa malattia allo stesso stadio, eppure lui dalla prima goccia di infusione iniziava a vomitare mentre io dopo più di un mese non ho ancora avuto la nausea un solo giorno. Per non parlare di tutti gli altri sintomi. Anche io non sono in piena forma, ovvio, non stiamo certo parlando di una scemata, ma non riesco a smettere di pensare a quanto sono fortunata.
E mio padre stenta a crederci.
E io sono fortunata.

venerdì 3 aprile 2015

Sangue del suo sangue...

Ancora non ho scritto nulla a riguardo, ma io conoscevo già da tempo il Signor H, anche se solo per sentito dire. Lo conoscevo perché purtroppo ha convissuto anche con il mio papà quando lui aveva 16-17 anni. Questa malattia non è assolutamente ereditaria. I medici hanno subito messo in chiaro che è solo una questione di sfiga. Che gioia…
Da quando sono piccola ho sempre sentito raccontare da mia nonna del fatto che mio padre sia stato poco bene da giovane e di quanto abbia sofferto per le cure. Sapevo anche che era stato operato, poiché da piccola chiedevo perché avesse una cicatrice enorme al centro del torace. Il fatto è che più di 30 anni fa era tutta un’altra cosa: per prima cosa veniva asportata la milza (produttrice di globuli bianchi e quindi potenzialmente “responsabile” della malattia), poi si veniva sottoposti alla chemio, che era decisamente più tosta e più grezza di quanto non sia adesso. Quando ho saputo che la mia malattia poteva essere qualcosa del genere, o addirittura la stessa identica cosa, mi sono abbattuta moltissimo. Poi però i medici hanno fatto chiarezza spiegandomi quanto le cure siano cambiate da allora e per me è stato un sollievo. Anche se il mio percorso non sarà sicuramente una passeggiata, credo che riuscirò ad affrontarlo con maggiore serenità.
Chi proprio invece non si fa una ragione di tutta questa situazione è proprio il mio papà. Mi fa tanto male vederlo così preoccupato e demoralizzato. Continua a dire che io non me lo merito e che lui per ospedali aveva già passato così tanto tempo da poterlo tranquillamente risparmiare sia a me che a mio fratello. Entrando nello stabile di ematologia vedo che il suo sguardo cambia. I suoi ricordi sono assolutamente negativi… Di tutto il reparto in cui era ricoverato è purtroppo rimasto solo lui e ci ha messo più di 2 anni per guarire, mentre io dovrei cavarmela in “soli” sei mesi.
Appena ha saputo che stavo per passare per ciò che ha passato lui mi ha detto al telefono solo una frase: “Vale, mi raccomando: io e te due rocce!!”. Ma certo…io sarò una roccia! E come potrebbe essere altrimenti? D’altronde, ora più che mai, sono sangue del suo sangue!