giovedì 2 aprile 2015

Tu chiamale se vuoi... iniezioni!

Una delle cose con le quali ho dovuto (per forza) acquisire familiarità sono le punture…
Tutto è iniziato con le iniezioni post-operatorie di calcioparina. Inizialmente ero disperata perché non sapevo come fare né a chi avrei affidato il compito di forarmi la pancia. La prima sera in cui dovevo iniettare la calcioparina ero in casa con un’amica e il mio moroso. Dei tre nessuno era capace e quindi non sapevamo assolutamente come muoverci, poi per fortuna il mio amore si è deciso ed ha preso in mano la situazione. Se mi sono fidata di lui in quell’occasione può stare tranquillo per sempre: ancora rido come una matta se penso che, guardando un video-dimostrazione su youtube, provava nell’aria la velocità e l’angolazione con le quali sarebbe dovuto entrare nella pelle. Da quella sera era diventato il mio infermiere ufficiale ed ogni sera mi raggiungeva per fare la punturina. Nonostante la dose fosse minima, il liquido bruciava parecchio e quindi purtroppo non era proprio un’esperienza piacevole.
In seguito ho iniziato la procedura per la crioconservazione degli ovociti… mi tocca sempre fare una puntura al giorno, ma questo nuovo medicinale non mi dà alcun fastidio, quindi una sera mi sono fatta coraggio ed ho deciso di provare da sola. Dall’ansia non riuscivo nemmeno a bucare la pelle, però devo ammettere che non è una manovra particolarmente difficile e neanche fa così schifo come pensavo. Giorno dopo giorno ci sto prendendo sempre più la mano. Mai avrei pensato di potermi forare la pancia con così tanta nonchalance.
In questi ultimi giorni le dottoresse hanno intensificato la cura aggiungendo altre due iniezioni serali al solito farmaco indolore. Una di queste punture, oltre ad essere costosissima, mi brucia e mi provoca una sorta di reazione allergica: la zona mi diventa tutta rossa e si gonfia come se mi avesse punto un insetto. Nonostante ciò resisto e continuo ad ostinarmi nel fare da sola le iniezioni. Non mi dà alcun fastidio. Addirittura una sera, dopo aver preparato tutte le soluzioni, ho iniziato a bucarmi la pancia mentre i miei suoceri ancora stavano cenando. Ovviamente mi hanno fatto notare che non fosse proprio il massimo della vita vedermi mentre lo facevo, quindi ora cerco di stare più attenta a non farle più in “pubblico”: se sono al ristorante o a casa di qualcuno prendo le mie belle soluzioni e mi chiudo in bagno a sforacchiarmi la pancia.
A queste punture serali si aggiungono ovviamente tutte quelle nelle braccia. Tra prelievi ed iniezioni ho le braccia che ormai sono diventate un colabrodo. Talmente livide che le infermiere fanno fatica a trovare le vene. Ma si può?? Prima o poi qualcuno, come mi ha fatto notare mia mamma, mi prenderà per una tossica cronica…

2 commenti:

  1. Superare la fobia di aghi e iniezioni è una delle poche cose positive che mi sono rimaste. Prima per fare un prelievo dovevano farmi distendere sul lettino...ora mi lasciano del tutto indifferente...dai Vale che sei brava!!!
    Vale

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Beh...diciamo che non avevo davvero paura dell'ago in sè (anche se ammetto che durante i prelievi mi sono sempre girata per non vedere), ma del momento in cui avrei dovuto inserire un ago nella pelle. Pensa che quando mia mamma è stata operata di un'ernia la obbligavo ad arrangiarsi perchè proprio era fuori discussione che io le facessi le punture di eparina... Ahahah! Diciamo che nel momento in cui non ho avuto alternative ho imparato... ed ora non mi fa più alcuna impressione per fortuna!!
      Vale

      Elimina