Dalla mia nascita alla mia prima chemio sono
passati 9488 giorni, anzi, più precisamente 227.708 ore. Mio padre ha fatto i calcoli
mentre eravamo in Day Hospital. È strano, perché mi sembra di avere fatto un
sacco di cose nella mia vita, e in realtà quando ho visto questi due numeri mi
sono sentita ancora così piccola…
Comunque… ho atteso qualche giorno prima di
scrivere per essere sicura di non dire cavolate. Stavo aspettando una reazione
dal mio fisico. Una reazione che non ho avuto. Sto bene, e questa è la cosa
importante. Ma iniziamo dal principio…
Martedì sono arrivata in Day Hospital con il
sorriso a millequattrocento denti, proprio come mi ero ripromessa. Avevo appena
mangiato un panino galattico con formaggio e melanzane al bar dell’ospedale e
stavo rompendo l’anima a mio padre parlando di Amici. Zero pensieri. Quando mi
hanno chiamata mio padre ha dovuto aspettare fuori per il primo quarto d’ora e
nel frattempo un’infermiera mi ha fatto accomodare nel box numero 1 (…e poteva
essere altrimenti???!!) per preparare le flebo.
Trovare la vena è stato il delirio: l’infermiera ha
iniziato a bucare qua e là muovendo l’ago all’interno della pelle dicendomi di
avere pazienza perché la vena le sfuggiva. Ero scioccata… sembrava mi stesse
cucendo perché con l’ago passava sopra e sotto lo strato cutaneo...(lo so, fa
schifo l’immagine ma non saprei come altro spiegare questa tortura). Al quarto
tentativo le ho chiesto di smetterla poiché mi stava facendo male e lei ha
avuto (finalmente!!!) la splendida idea di chiamare un collega. L’infermiere subito
è riuscito ad inserire la flebo senza alcun problema e lei, con la faccia
mortificata, continuava a ripetere che era impossibile trovarmi le vene. Bah…!
Mio padre l’ha rinominata “la sarta”…e d’ora in poi mi
guarderò bene dal farmi bucare da lei.
La chemio è durata circa tre ore e mezza.
Il primo farmaco mi ha fatto venire un sonno
allucinante, mentre il terzo è stato davvero fastidioso perché per un’ora buona
ho sentito la vena in fiamme (anche se, in realtà, il bruciore si è poi auto-anestetizzato
riducendosi così ad un fastidio sopportabile). Praticamente parlavo con i miei
genitori con gli occhi semichiusi in una sorta di dormiveglia. Era come avere
su una spalla l’angioletto che mi cullava per addormentarmi e, dall’altra, il
diavolo che mi pungeva con il forcone per tenermi sveglia. A fine cura mi
sentivo in bocca il sapore dei farmaci ed avevo la lingua mezza addormentata.
Una strana sensazione, che poi per fortuna è passata in fretta.
Ieri mattina, dopo due giorni passati tranquillamente, mi trovavo all’ospedale per fare un
prelievo. Ho avuto un blocco intestinale ed un calo di pressione. Mi sono presa
molta paura e pensavo di svenire da un momento all’altro. L’infermiere ha visto
che non mi sentivo molto bene e mi ha fatto sdraiare mentre contattava la mia
dottoressa. Mi hanno fatto due flebo per farmi stare un po’ meglio e riportare la pressione alla normalità. Ho anche dovuto chiamare mia madre perché mi hanno proibito di tornare a casa da sola in
macchina. Insomma, una mattinata non delle migliori, ma pare che questi
problemi non siano stati provocati direttamente dalla chemio, quindi in
generale posso dire di essere stata bene e di non avere avuto particolari
effetti collaterali. Per fortuna la lotta tra il Signor H e la mia alleata
stronza sembra partita in maniera tranquilla. Speriamo continui così…
In ogni caso la prima è andata…ora ne mancano solo
undici…
Dai dai dai! -1!
RispondiEliminaBrava Vale!!! E' proprio il sorriso a 1300 denti la cosa migliore!!!
RispondiEliminapiccolaVale
Eh si... i medici me l'hanno detto subito che sarebbe stata la migliore arma!! ;)
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